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mercoledì 30 gennaio 2019

La cornacchia vanitosa



C’era una volta una cornacchia che si era stancata delle sue penne dai colori modesti. 

Ne desiderava altre, più belle e appariscenti. 

Ogni tanto si lamentava con le sue amiche cornacchie dell’abito scuro che indossava tutti i giorni e sognava di indossarne uno colorato ed elegante, in modo che tutti si voltassero ad ammirarla. 

Un giorno trovò per terra alcune penne di pavone dai colori splendenti, li raccolse e se ne adornò: contenta di averle trovate, si mise in mostra. 

Incontrò alcune delle sue amiche e, con grande vanità, passò in mezzo a loro: alcune risero, ma lei le disprezzava perché non capivano la sua bellezza. 

Fu così che perse l’amicizia delle sue compagne, ma la cornacchia vanitosa era talmente presa dal suo nuovo vestito che non gliene importò. 

Andò allora tra i pavoni, sperando di essere accolta come una di loro. 

Purtroppo la derisero tutti in coro e non la accolsero nel loro gruppo, perché era mezza cornacchia e mezzo pavone. 

Sconsolata decise di tornare dalle compagne di sempre, ma queste la cacciarono intimandole di tornare con i pavoni e di non farsi più vedere. 

Così la cornacchia dalle penne di pavone restò sola con la sua vanità.

dal Web

venerdì 25 gennaio 2019

La cicala e la formica



Era una calda estate.

C'era una volta un'allegra cicala che cantava sul ramo di un albero, mentre sotto di lei una lunga fila di formiche faticava per trasportare chicchi di grano. 

Fra una pausa e l'altra del canto, la cicala si rivolse alle formiche:

- Ma perché lavorate tanto, venite qui all'ombra a ripararvi dal sole, potremo cantare insieme!

Ma le formiche, instancabili, senza fermarsi continuavano il loro lavoro
 
- Non possiamo! Dobbiamo preparare le provviste per l'inverno! Quando verrà il freddo e la neve coprirà la terra, non troveremo più niente da mangiare e solo se avremo le dispense piene potremo sopravvivere!

- L'estate è ancora lunga e c'è tempo per fare provviste prima che arrivi l'inverno! Io preferisco cantare! Con questo sole e questo caldo è impossibile lavorare! - ribatté la cicala.

Per tutta l'estate la cicala continuò a cantare e le formiche a lavorare. 

Ma i giorni passavano veloci, poi le settimane e i mesi. 

Arrivò così l'autunno e gli alberi cominciarono a perdere le foglie. 

La cicala scese dall'albero ormai spoglio. Anche l'erba diventava sempre più gialla e rada.

Una mattina la cicala si svegliò tutta infreddolita, mentre i campi erano coperti dalla prima brina. 

Il gelo bruciò il verde delle ultime foglie: era arrivato l'inverno.

La cicala cominciò a vagare cibandosi di qualche gambo rinsecchito che spuntava ancora dal terreno duro e gelato. 

Venne la neve e la cicala non trovò più niente da mangiare: affamata e tremante di freddo, pensò con rimpianto al caldo e ai canti dell'estate.

Una sera vide una lucina lontana e si avvicinò affondando nella neve:

Aprite! Aprite, per favore! Sto morendo di fame! Datemi qualcosa da mangiare!

La finestra si aprì e la formica si affacciò:

- Chi è? Chi è che bussa?

- Sono io, la cicala! Ho fame, freddo e sono senza casa!

- La cicala?! Ah! Mi ricordo di te! Cosa hai fatto durante l'estate, mentre noi faticavamo per prepararci all'inverno?

- Io? Cantavo e riempivo del mio canto cielo e terra!

- Hai cantato? - replicò la formica - Adesso balla!

Morale: è necessario essere previdenti e pensare al futuro. Sperare di potersi godere la vita senza fare nulla non è garanzia di successo.

dal WEB

La rana e il bue



C'era una volta una rana che con i suoi ranocchi stava sulle tranquille acque di uno stagno. 


Era una bella mattina di primavera. 

D'improvviso arrivò un enorme bue. In modo tranquillo iniziò a brucare l'erba ai bordi dello stagno. 

I ranocchi rimasero stupiti dalla grandezza di quell'animale.

Presa dall'invidia per l'imponenza del bue, la rana prese a gonfiare la sua pelle rugosa. 

La rana pensava che avrebbe potuto diventare enorme come il bue.

Sta di fatto che la rana cominciò a gonfiarsi e a gonfiarsi... Si gonfiò d'aria così tanto, che tutta la pelle le tirava.

Chiese ai suoi ranocchi:

Sono grossa come il bue?

I ranocchietti risposero:

No, mamma.

La rana raccolse tutte le sue energie e continuò a gonfiarsi.

Si gonfiò, si gonfiò, si gonfiò... così tanto che finì per scoppiare!

Morale:

Apparire per quel che non si è davvero, provoca brutte conseguenze.
Bisogna accettarsi per ciò che si è, secondo la propria natura, senza cercare di essere qualcun altro.

dal Web

La volpe e il leone




C'era una volta una volpe che se ne andava tranquilla per i prati. I prati erano rifioriti dopo la brutta stagione invernale. 

I profumi della natura solleticavano le sue narici accarezzandole la fantasia, permettendole di sognare paesi lontani, belli e sconosciuti.

Ma all'improvviso l'attenzione della volpe venne richiamata da un violento ruggito. 

Era un verso che non aveva mai sentito , terrorizzata, fuggì a nascondersi dietro ad un cespuglio. 

Da li, riparata tra le foglie, la volpe poté vedere il terribile animale che aveva emesso quel suono: si trattava di un leone, una bestia a lei sconosciuta. 

Spaventata, la povera volpe, scappò via il più velocemente possibile.

Dopo quel brutto incontro passarono due giorni tranquilli: tutto sembrava quasi essere stato dimenticato, quando, d'un tratto, la piccola volpe si imbatté ancora nel leone. 

Questa volta il leone le apparve proprio davanti agli occhi, a pochi passi, ostacolandole il cammino. 

La volpe, impaurita, iniziò a tremare come una foglia non avendo nemmeno la forza di reagire e fuggire: la volpe rimase ferma fino a quando il leone, a un certo punto, si allontanò.

Il giorno seguente la volpe si imbatté per la terza volta nel leone: scoprì che il proprio timore nei confronti di quel grosso e possente animale dal risonante ruggito, andava pian piano assopendosi. 

Così, durante il successivo incontro, la volpe si dimostrò molto più calma e riuscì persino a guardarlo negli occhi, salutandolo con cordialità.

Quando ebbe ancora modo di vederlo, la volpe provò a rivolgergli la parola: riuscì finalmente a scoprire in lui doti come il coraggio e l'intelligenza. 

Da quel giorno la volpe non si stancò mai di ascoltare il leone, sicura che dall'esperienza di un animale così astuto e bravo cacciatore, avrebbe tratto solo vantaggi.

dal Web la fiaba è di Esopo


Morale: imparare a conoscere ciò che ci spaventa è il modo per superare quasi sicuramente le nostre paure e trarne come paradosso vantaggio.